L’esasperata attenzione all’aspetto fisico e alla linea, esaltata da pubblicità e mode, ha creato negli anni un discutibile mercato delle diete, con risvolti esclusivamente commerciali e scarso o nessun interesse alla reale salute dei pazienti. In questo uso selvaggio di regimi dietetici sono stati purtroppo inclusi anche approcci potenzialmente interessanti, gestiti per lo più senza la competenza delle professionalità e delle competenze necessarie (medico specialista, dietista), quindi spesso facendo emergere dubbi e perplessità, che però vanno correlati più alla scorretta gestione e indicazione che non alla dietoterapia in sé.
La dieta chetogenica ne è un esempio ben preciso: errori prescrittivi, gestionali e carenza di follow-up dedicato ne hanno spesso fatto emergere solo le ombre. Va invece ricordato che, in casi ben selezionati, con una chiara definizione dell’obiettivo e dei tempi massimi di attuazione, conferma la sua validità anche oggi, ma andiamo per gradi, vediamo insieme di cosa si tratta.
La dieta chetogenica
Le diete chetogeniche si basano su una drastica riduzione dei carboidrati introdotti, associata con un relativo aumento della quota di proteine e grassi, esse cercano di indurre uno stato di chetosi fornendo però un apporto proteico adeguato in modo da mantenere la massa magra.
Cos’è la chetosi
Senza carboidrati il nostro corpo non può seguire le vie metaboliche che utilizza solitamente per assimilare i grassi. Dopo pochi giorni di digiuno o di dieta con riduzione drastica dei carboidrati (meno di 20 g al giorno) il glucosio di riserva del corpo diventa insufficiente per consentire sia la normale ossidazione dei grassi attraverso la fornitura di ossalacetatato nel ciclo di Krebs che il rifornimento di glucosio al SNC (sistema nervoso centrale) che quindi, dopo i primi 3-4 giorni di assenza di carboidrati nell’alimentazione, è “costretto” a trovare delle fonti alternative per rifornirsi di energia. Questa fonte alternativa di energia sono i corpi chetonici prodotti a partire dall’eccesso di acetil-CoA che il SNC è in grado di utilizzarli a scopo energetico.
Questi corpi chetonici, prodotti anche in particolari condizioni metaboliche (digiuno prolungato, diabete, iperalimentazione lipidica e diete very low carb), sono più precisamente:
- acido acetoacetico (AcAc);
- acido β-idrossibutirrico (3HB);
- acetone.
La produzione dei corpi chetonici prende il nome di chetogenesi ed avviene in particolare nella matrice mitocondriale delle cellule epatiche. Il principale corpo chetonico è l’acetoacetato da cui si produce per spontanea decarbossilazione l’acetone.

Una volta spiegato il meccanismo d’azione dei corpi chetonici, e ciò che accade al corpo quando si comincia una dieta chetogenica, andiamo a vedere benefici ed effetti collaterali di questi approcci dietetici.
Effetti collaterali di una dieta chetogenica
In primis ci tengo a dire che la dieta chetogenica, a mio avviso, non è un semplice e banale protocollo di dimagrimento, motivo per il quale io in ambito lavorativo, non lo consiglio mai per un’ eventuale perdita di peso, io definisco la chetogenica un vero e proprio farmaco. Si, hai letto bene, un farmaco, questo perché i benefici della chetogenica, soprattutto in alcune patologie sono molteplici, ad esempio queste diete sono utilizzate nei casi di epilessia farmaco-resistenti, in alcuni casi di emicrania o ancora nella PCOS (sindrome dell’ovaio policistico).
In tutti questi casi, e in molti altri ancora, la chetogenica aiuta ad attenuare i sintomi e gli effetti a lungo termine delle patologie, ecco perché io non parlo mai di diete chetogeniche e dimagrimento.
Ovvio, con questi approcci low-carb e controllati, il peso scende, e come, ma a mio avviso, non ne vale la pena e ora ti dico il perché.
Mettiamo caso che un paziente si rivolga a me per perdere peso, e io gli proponessi una chetogenica, dopo un mese potrebbe aver perso 10 kg, ma cosa ha imparato? Ha imparato ad evitare i carboidrati, che sono una fonte essenziale di alcune vitamine, di carboidrati complessi utili e fondamentali per l’organismo, e quindi ha imparato a ridurre eccessivamente l’introito calorico e ad evitare alcuni macro-nutrienti. Bene, questo per me non è un buon lavoro perché, un percorso di dimagrimento, mirato alla perdita di peso, prevede un certo grado di consapevolezza finale, precede che il paziente diventi autonomo e sicuro, che sappia come, quando e cosa mangiare e, a mio avviso, la dieta chetogenica by-passa tutto questo.
Dunque è sbagliato proporre la dieta chetogenica? Ovvio che no, soprattutto nei casi patologici sopracitati è molto utile, così come lo è in alcuni percorsi di dimagrimento dove si ha un evidente blocco metabolico, tutto questo seguiti da un professionista, soprattutto nella fase di mantenimento.
Quindi diffidate delle trovate pubblicitarie e imparate ad avere un pensiero critico, anche perché le diete chetogeniche non sono esenti da effetti collaterali!
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